sabato 13 gennaio 2018

Pietà, Carità e Misericordia, virtù Palermitane,

Risultati immagini per mischinuC'è un modo tutto Palermitano di rapportarsi con l'Altro. Si esprime col vocabolo 'Mischinu'. Tradotto in Italiano ha tutt'un altro significato. Sembra quasi un'invettiva. (Meschino) , che non è un pregio ma un difetto di colui di cui si parla.
Risultati immagini per pietà carità misericordiaIn Palermitano, chi proferisce questa parola, vuole quasi carezzare il destinatario. Che ha subito qualcosa dal destino avverso. Il Palermitano, specie quello di qualche anno fa, è solidale con l'altro. Ne sente subito la sofferenza. Vorrebbe fare qualcosa, immediatamente. Rischia, persino, di diventare invadente.
Ricordo mia madre, che invece di gioire per una disgrazia capitata ad una vicina che disturbava e importuna, proferì subito: Mischina! Capii, allora, che la gente era portata a solidarizzare subito con l'altro. E chi non lo faceva, era guardato con sospetto.
La cultura del soccorrere l'altro era antichissima. A Palermo erano famosissimi i brani del Vangelo del Buon Samaritano, o di Simone di Cirene che si carica la Croce di Cristo sulla via del Calvario. La città brulicava di ordini di suore che soccorrevano i sofferenti. Sulla porta di ognuno dei loro conventi c'era sempre una 'Ruota degli Esposti', dove venivano deposti i bambini nati ma rifiutati dalle madri che non potevano mantenerli.
Risultati immagini per Ruota degli EspostiPadre Puglisi era figlio di questa cultura. Il padre era ciabattino, vivevano in un quartiere molto popolare (In quel Brancaccio dove poi venne ucciso).
Il rapporto con gli altri, a Palermo, porta ciascuno ad innamorarsi di ogni causa dell'altro. Se ne sente quasi responsabile, custode. Dicevo prima: rischia di essere persino invadente. E come se dicesse, a volte: Non ti accorgi che occorre fare qualcosa per te? Da questo momento io mi occuperò di te.
Ma questi ultimi sono i casi limite.
Risultati immagini per puglisi3P non poteva che diventare sacerdote. Pieno di questa cultura popolare, trasmessagli con l'esempio, dai suoi genitori, che si amavano moltissimo, camminava sulle strade di una città che conosceva benissimo. Il suo sorriso, come testimoniano le sue foto, è vivo, non forzato. I suoi occhi parlano: traboccano, grondano di felicità. Esprimono la sua gioia. Vede l'altro e lo soccorre subito.

Un piccolo episodio, che mi capitò di vivere con 3P, me ne dà una testimonianza vivissima. Indimenticabile.
Aveva detto a me e mia moglie, che avevamo deciso di farci battezzare nostro figlio Davide da lui, a San Gaetano, di farci vedere il pomeriggio precedente il battesimo, in sacrestia, per un colloquio con lui stesso, una specie di 'processino' che precedeva il Sacramento, che avrebbe dovuto impartire a nostro figlio.

Arrivammo all'ora esatta, che ci chiese di rispettare. Ma, seduti davanti a lui, notammo il suo sguardo preoccupato. Sofferente per qualcosa. Improvvisamente si alzò, ci disse: Aspettate, tra poco ritorno. E andò oltre una porta, dietro di lui. Io e mia moglie ci chiedemmo che fosse successo. Anche noi ci recammo verso quella porta, la aprimmo e...vedemmo 3P, coi pantaloni svoltati, sopra le scarpe, che giocava a pallone con due-tre bambini. Ci disse, notandoci, che dovevamo scusarlo, ma c'erano quei bambini in giardino che attendevano la maestrina del catechismo. Ma che questa tardava. E non gli piaceva che restassero abbandonati a sé. Sapemmo, dopo, che aveva tanto insistito con le loro madri, per strapparli dalla strada e farli frequentare un regolare corso di Catechismo, importantissimo per loro, in quel quartiere.
Ecco, questa era la sua Carità. Al servizio perenne degli altri.


Palermo. La sua gente

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Cos'era quella Palermo che Padre Puglisi tanto amava, per la quale diede persino la vita? C'è uno spessissimo filo che lega le vicende del piccolo prete di campagna, poi divenuto Parroco in una periferia che conosceva benissimo (essendovi nato) e quella gente che vedeva immeschinirsi ogni giorno di più.
Risultati immagini per federico stupor mundiAlcune premesse storiche, d'obbligo: Palermo era stata per anni la preda di popoli che venivano dall'estremo Sud del mondo (gli Arabi) ma anche dall'estremo Nord (i Normanni, ma anche i Francesi) per poi vivere un lungo periodo di transizione, di benessere (Palermo felicissima, dicevano gli storici del tempo, tra il XV°-XVIII° secolo). Risultati immagini per palermo felicissima

Per dirla in termini moderni, la Sicilia, per il suo clima e le sue bellezze naturali e storiche era veramente una specie di Florida d'Europa, vi approdavano ricchi e regnanti da tutta Europa, e Palermo ne era la sua fiera capitale. Ancora splendevano i tesori, lasciati a memoria dei posteri, da Federico II, lo stupor mundi. 
E la gente? Probabilmente, non è stata mai assorbita, positivamente, e interamente, dal popolo quella che è stata chiamata da qualcuno l'annessione al Regno d'Italia.
Risultati immagini per emigrazione siciliaRisultati immagini per spedizione dei milleLa storia ci ha tramandato di un Garibaldi ivi mandato a legare il Regno delle due Sicilie ai Savoia, ma tralascia di parlare diffusamente delle proteste e dei subbugli che ne conseguirono (famosa la strage di Bronte, comandata da Bixio, luogotenente di Garibaldi, con decine di donne e bambini massacrati, per assoggettare quella parte della Sicilia che vi si ribellava). Pare che gli unici che potessero intervenire, contro quell'invasione, gli Inglesi, ancorati a Marsala, fossero stati inibiti da precisi accordi di spartizione Europei, in cui ebbe ruolo molto importante la MASSONERIA. E quello fu il preciso momento storico che portò all'impoverimento della Sicilia. Cominciarono le fughe verso le Americhe della popolazione più povera, stremata dalla fame e dalla mancanza di strutture sociali.  Lo stesso Pirandello, ne parlò ne 'I vecchi e i giovani', romanzo della fine dell'800, in cui emergevano le speranze frustrate dei vecchi per quell'Italia da cui ci si aspettavano tante cose, e da cui ricevevano tante delusioni, e vollero comunicarle ai giovani
Per arrivare al tempo della Palermo di Padre Puglisi, bisogna che passino due guerre Mondiali, così si arriva al radicamento della Mafia in Sicilia, ad opera, specialmente, dei vincitori Americani, i quali insediarono, al fine di governarle, come Sindaci delle città più grandi, delle figure mafiose o imparentate con la mafia.
Quello fu il materiale assoggettamento dell'isola alla mafia, ormai rinforzata e forgiata dall'esperienza americana.
Così quelli come 3P si trovavano ad avere a che fare con una popolazione immeschinita dalla povertà, mancante anche delle più elementari strutture sociali (a Brancaccio 3P lottò per avere una scuola media!), disillusa per la mancanza di lavoro, in mano alla criminalità, anche per i bisogni più elementari (bambini per strada, preda delle cosche mafiose locali, assenza di strutture sportive e di ritrovo per i giovani, emersione e sviluppo del fenomeno dello spaccio di droga, richiesta dai ceti più abbienti della città, forte presenza del pizzo a carico delle poche attività economiche esistenti).
Lo stesso 3P, agli inizi del suo insediamento a Brancaccio, dovette celebrare la Santa Messa in un garage sotterraneo, per la mancanza di fondi per riattivare la Chiesa di San Gaetano.
Risultati immagini per puglisiMa la Fede di un Santo non si ferma nemmeno con minacce e vessazioni.
Cosa Nostra dovette imparare che la Fede fa grandi cose anche in un piccolo uomo, che sorrise al suo killer.
Padre Puglisi amava follemente la sua gente, al punto da dare per essa la propria vita.

E la sua gente oggi capisce. 

Palermo e...la mafia


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Per capire bene il sacrificio di Padre Puglisi occorre dare uno sguardo alla città in cui viveva, operava, finendone ucciso per uno slancio d'Amore, scambiato per 'invadenza' di territorio.
Già, perchè a Palermo vigeva, e vige tuttora, una rigida e severa ripartizione del territorio per sfere di competenza.
La presenza della mafia a Palermo, oggi indiscutibile, era stata negata per anni. Nei processi ai mafiosi la mafia non era un'entità precisa, con organizzazione e regole. Fino a tutti gli anni 70, la città era tenuta in scacco da mafiosi e 'uomini d'onore'. E se qualcuno veniva arrestato, riusciva anche a cavarsela , perchè nei processi era difficile far passare il reato che gli veniva addebitato, come una colpa derivante dalla sua appartenenza ad una cosca mafiosa.
Ai primi degli anni '80 la città si svegliava ogni mattina con una vera e propria mattanza di 'picciotti' (killers e manovalanza criminale spicciola) e di 'capi'.
Stava avvenendo quella che gli inquirenti descrissero come una vera 'guerra di Mafia', da cui scaturì una fazione vincente, quella dei Corleonesi (tutti mafiosi provenienti da Corleone, un paese a circa 80 km da Palermo). I suddetti Corleonesi decimarono letteralmente uomini e famiglie di Palermitani
Fu in quei giorni che indagarono con maggiore professionalità due personaggi che la cronaca trasmise poco dopo alla storia: i giudici Giovanni Falcone e Paolo BorsellinoRisultati immagini per palermo mafia criminalità
Falcone, in particolare, riuscì a convincere un notissimo 'uomo d'onore', Tommaso Buscetta, a pentirsi. Dagli interrogatori che ne scaturirono, per la prima volta nella storia, si aprì uno squarcio per poi addivenire ad un vero e proprio fiume di dichiarazioni di Buscetta, che descrisse la mafia Palermitana come una 'cupola'. Sì, il termine è intraducibile. Era la Cupola il vero Stato Maggiore di Cosa Nostra (termine vezzeggiativo, con cui i mafiosi chiamano la mafia). Si addivenì ad un processo, nel 1986, chiamato il MaxiProcesso, 
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dove, per la prima volta nella storia, e con leggi appropriate, veniva processata la Mafia. Dalla Cupola discendeva tutta una gerarchia di personaggi che ubbidivano sempre a qualcuno più in alto di lui. Il primo di tutti era una specie di Monarca, che aveva in assoluto ogni potere di vita e di morte su tutti. Si scoprì, anni dopo, che il capo era Totò Riina, recentemente morto nella galere italiane. 
Risultati immagini per totò riinaIl capo dei capi, come veniva chiamato, appunto, Totò Riina, (detto 'u' curtu, il basso, per la sua piccola statura) fu arrestato, per un tradimento, nel 1993. Dalle indagine si scoprì che TUTTO era imputabile a lui, tutti gli assassinii di mafiosi e giudici (come Falcone e Borsellino, saltati in aria nel 1992, grazie a bombe sistemate al loro passaggio).
E le pene comminategli dai vari giudici, nei processi cui fu sottoposto, assommarono a 24 ergastoli, pena impossibile da scontare da un essere umano.
Negli ultimi anni è nata una frangia di pensiero, molto in voga tra notissimi giornalisti e uomini di pensiero, che parla di un Patto Stato-Mafia.

Risultati immagini per patto stato mafiaRisultati immagini per patto stato mafiaQuesto Patto sarebbe nato per le paure di uomini politici di essere investiti dalle vendette dei Mafiosi, che , nel 1992/93, cominciarono ad effettuare veri e propri attentati fuori Palermo, a monumenti, chiese, eventi pubblici. E chiedevano di essere supplicati di smettere, alleggerendo le condizioni di prigionia cui venivano sottoposti i mafiosi. Questa tesi, purtroppo, è stata confermata da misteriose interferenze di personaggi di non origine mafiosa in fatti di cronaca dall'origine inspiegabile (per esempio, l'attentato a Falcone all'Addaura, il depistaggio dell'attentato a Borsellino, ecc.)