C'è
un modo tutto Palermitano di rapportarsi con l'Altro. Si esprime col
vocabolo 'Mischinu'. Tradotto in Italiano ha tutt'un altro
significato. Sembra quasi un'invettiva. (Meschino) , che non è un
pregio ma un difetto di colui di cui si parla.
In
Palermitano, chi proferisce questa parola, vuole quasi carezzare il
destinatario. Che ha subito qualcosa dal destino avverso. Il
Palermitano, specie quello di qualche anno fa, è solidale con
l'altro. Ne sente subito la sofferenza. Vorrebbe fare qualcosa,
immediatamente. Rischia, persino, di diventare invadente.
Ricordo
mia madre, che invece di gioire per una disgrazia capitata ad una
vicina che disturbava e importuna, proferì subito: Mischina!
Capii, allora, che la gente era portata a solidarizzare subito
con l'altro. E chi non lo faceva, era guardato con sospetto.
La
cultura del soccorrere l'altro era antichissima. A Palermo
erano famosissimi i brani del Vangelo del Buon Samaritano,
o di Simone di Cirene che si carica la Croce di
Cristo sulla via del Calvario. La città brulicava di
ordini di suore che soccorrevano i sofferenti. Sulla porta di ognuno
dei loro conventi c'era sempre una 'Ruota degli Esposti', dove venivano deposti i bambini nati ma rifiutati
dalle madri che non potevano mantenerli.
Padre
Puglisi era figlio di questa cultura. Il padre era ciabattino,
vivevano in un quartiere molto popolare (In quel Brancaccio dove poi
venne ucciso).
Il
rapporto con gli altri, a Palermo, porta ciascuno ad innamorarsi di
ogni causa dell'altro. Se ne sente quasi responsabile, custode.
Dicevo prima: rischia di essere persino invadente. E come se dicesse,
a volte: Non ti accorgi che occorre fare qualcosa per te? Da questo
momento io mi occuperò di te.
Ma
questi ultimi sono i casi limite.
3P
non poteva che diventare sacerdote. Pieno di questa cultura popolare,
trasmessagli con l'esempio, dai suoi genitori, che si amavano
moltissimo, camminava sulle strade di una città che conosceva
benissimo. Il suo sorriso, come testimoniano le sue foto, è
vivo, non forzato. I suoi occhi parlano: traboccano,
grondano di felicità. Esprimono la sua gioia. Vede l'altro e lo
soccorre subito.
Un
piccolo episodio, che mi capitò di vivere con 3P, me ne dà
una testimonianza vivissima. Indimenticabile.
Aveva
detto a me e mia moglie, che avevamo deciso di farci battezzare
nostro figlio Davide da lui, a San Gaetano, di farci vedere il
pomeriggio precedente il battesimo, in sacrestia, per un colloquio
con lui stesso, una specie di 'processino' che precedeva il
Sacramento, che avrebbe dovuto impartire a nostro figlio.
Arrivammo
all'ora esatta, che ci chiese di rispettare. Ma, seduti davanti a
lui, notammo il suo sguardo preoccupato. Sofferente per qualcosa.
Improvvisamente si alzò, ci disse: Aspettate, tra poco ritorno. E
andò oltre una porta, dietro di lui. Io e mia moglie ci chiedemmo
che fosse successo. Anche noi ci recammo verso quella porta, la
aprimmo e...vedemmo 3P, coi pantaloni svoltati, sopra le scarpe, che
giocava a pallone con due-tre bambini. Ci disse, notandoci, che
dovevamo scusarlo, ma c'erano quei bambini in giardino che
attendevano la maestrina del catechismo. Ma che questa tardava. E non
gli piaceva che restassero abbandonati a sé. Sapemmo, dopo, che
aveva tanto insistito con le loro madri, per strapparli dalla strada
e farli frequentare un regolare corso di Catechismo, importantissimo
per loro, in quel quartiere.
Ecco,
questa era la sua Carità. Al servizio perenne degli altri.