Cos'era
quella Palermo che Padre Puglisi tanto amava, per la quale diede
persino la vita? C'è uno spessissimo filo che lega le vicende del
piccolo prete di campagna, poi divenuto Parroco in una
periferia che conosceva benissimo (essendovi nato) e quella gente che
vedeva immeschinirsi ogni giorno di più.
Alcune
premesse storiche, d'obbligo: Palermo era stata per anni la preda di
popoli che venivano dall'estremo Sud del mondo (gli Arabi) ma
anche dall'estremo Nord (i Normanni, ma anche i Francesi)
per poi vivere un lungo periodo di transizione, di benessere (Palermo
felicissima, dicevano gli storici del tempo, tra il XV°-XVIII°
secolo).
Per dirla in termini moderni, la Sicilia, per
il suo clima e le sue bellezze naturali e storiche era
veramente una specie di Florida d'Europa, vi
approdavano ricchi e regnanti da tutta Europa, e
Palermo ne era la sua fiera capitale. Ancora
splendevano i tesori, lasciati a memoria dei posteri, da Federico
II, lo stupor
mundi.
E
la gente? Probabilmente, non è stata mai assorbita, positivamente, e
interamente, dal popolo quella che è stata chiamata da qualcuno
l'annessione al Regno
d'Italia.
La
storia ci ha tramandato di un Garibaldi
ivi mandato a legare il Regno
delle due Sicilie
ai Savoia, ma tralascia
di parlare diffusamente delle proteste e dei subbugli che ne
conseguirono (famosa la strage di
Bronte, comandata da
Bixio, luogotenente di
Garibaldi, con decine di donne e bambini massacrati,
per assoggettare quella parte della Sicilia
che vi si ribellava). Pare che gli unici che potessero intervenire,
contro quell'invasione, gli
Inglesi, ancorati a
Marsala,
fossero stati inibiti
da precisi accordi di spartizione Europei,
in cui ebbe ruolo molto importante la MASSONERIA. E
quello fu il preciso momento storico che portò all'impoverimento
della Sicilia.
Cominciarono le fughe verso le
Americhe della
popolazione più povera, stremata dalla fame e dalla mancanza di
strutture sociali. Lo stesso Pirandello,
ne parlò ne 'I vecchi e i
giovani', romanzo della
fine dell'800,
in cui emergevano le speranze frustrate dei vecchi
per quell'Italia da cui ci si aspettavano tante cose, e da cui
ricevevano tante delusioni, e vollero comunicarle ai giovani
Per
arrivare al tempo della Palermo di Padre
Puglisi, bisogna che
passino due guerre
Mondiali, così si
arriva al radicamento della Mafia
in Sicilia, ad opera,
specialmente, dei vincitori Americani,
i quali insediarono, al fine di governarle, come Sindaci
delle città più grandi, delle figure mafiose o imparentate con la
mafia.
Quello
fu il materiale assoggettamento dell'isola alla mafia,
ormai rinforzata e forgiata dall'esperienza americana.
Così
quelli come 3P si
trovavano ad avere a che fare con una popolazione immeschinita
dalla povertà, mancante anche delle più elementari strutture
sociali (a Brancaccio 3P
lottò per avere una scuola
media!), disillusa per la
mancanza di lavoro,
in mano alla criminalità, anche per i bisogni più elementari
(bambini per strada, preda delle cosche mafiose locali, assenza di
strutture sportive e di ritrovo per i giovani, emersione e sviluppo
del fenomeno dello spaccio
di droga, richiesta dai
ceti più abbienti della città, forte presenza del pizzo
a carico delle poche
attività economiche esistenti).
Lo
stesso 3P,
agli inizi del suo insediamento a Brancaccio, dovette celebrare la
Santa Messa
in un garage sotterraneo,
per la mancanza di fondi per riattivare la Chiesa
di San Gaetano.
Cosa
Nostra dovette imparare che la Fede
fa grandi cose anche in
un piccolo uomo, che sorrise al suo killer.
Padre
Puglisi amava follemente
la sua gente,
al punto da dare per essa la propria vita.
E
la sua gente oggi capisce.
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