Negli
ultimi 50 anni a Palermo, e provincia, si è assistito ad una
sequenza di fatti di cronaca, dove, via via, si sono succedute morti
di Eroi ad opera di autentici criminali.
I
nomi degli Eroi? Falcone e Borsellino,
tra i Magistrati ( ma tra essi da non
dimenticare i poliziotti della loro scorta, il giudice Costa,
il giudice Terranova, il giudice Scaglione, il questore
Boris Giuliano, il giudice
Chinnici, i Commissari
Cassarà e Montana, il
poliziotto D'Agostino il
giudice Livatino, il
Generale Dalla Chiesa )
Ma
ci sono stati politici, come Mattarella, Reina e
Pio La Torre.
Ci
sono stati giornalisti
come Francese.
Rappresentanti
della società civile e dell'impresa,
come Libero Grassi.
Persino
bambini, come il piccolo Di Matteo, sciolto
nell'acido
E
un sacerdote come don Giuseppe Puglisi.
E
tanti, tanti altri: Carabinieri, poliziotti, sindacalisti, testimoni.
In
Sicilia tutti costoro sono morti sapendo che la loro morte poteva
essere molto probabile.
Si
tratta di Eroi. Sicuramente. Persone a cui la collettività
deve la persistenza di un equilibrio, di una pace, la continuità
del benessere sino ad allora acquisito.
Ma
tutti questi Eroi devono il loro sacrificio ad un gruppo di autentici
criminali, il cui
spessore è stato, ed è, tra i più elevati al mondo, nella storia
del genere umano: i mafiosi di Cosa
Nostra.
Ma che relazione c'è tra questi
due opposti?
Molto probabilmente, a ben
guardare, la Letteratura italiana, in particolare quella Siciliana,
ci possono dare una chiave di lettura, tra i tanti, due scritti.
Uno
è di Tomasi di Lampedusa.
Ne
il Gattopardo
c'è un famoso dialogo tra il Principe
di Salina e i neo
invasori, i Savoia,
rappresentati da Chevalley.
Tra
le varie frasi, il Gattopardo
dice:...“In
Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani
non perdoniamo mai è semplicemente quello di “fare”. E
la Mafia spesso punisce chi 'FA'. Ovvero “I
siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che
credono di essere perfetti:
la loro vanità
è più forte della loro miseria, ogni intromissione di estranei sia
per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di
spirito....” va
punita con la loro morte, diciamo noi.
C'è
uno Status
Quo, di
un gruppo dominante di persone, che non tollera che alcuno li
disturbi. Sono i mafiosi, che si sono impossessati del terriroio
dello Stato, per l'assenza di esso. E gestisce le ricchezze di quel
territorio. Chiede il pizzo, ovvero fa pagare chi lavora, per il solo
fatto che si trova nel suo territorio e FA
qualcosa.
E se qualcuno li disturba, per 'indipendenza
di spirito'
li uccide, semplicemente e selvaggiamente.
Ne
'La
corda Pazza'
Sciascia
riprende, in Sicilia
e Sicilitudine,
un brano del Canali,
che, appunto, definisce i Siciliani
come densi
di contraddizioni,
estremamente opposte. Estremamente timidi
o estremamente temerari.
Come,
propriamente, l'eroismo
di alcuni, che si contrappone alla criminalità
sanguinolenta
di altri, divenuti
eroi
non per loro scelta di vita.
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