Palermo è una città
dominata dalla politica. Non dalla libera iniziativa delle persone.
Forse è meglio dire: dalla cattiva politica. Non c'è nessuna città
italiana nella quale i destini dei suoi abitanti dipendono
interamente da quello che decidono i leaders dei partiti politici nel
chiuso delle loro stanze. Questo perchè Palermo è anche il
capoluogo della Regione Sicilia, e vi si amministra la Regione
Siciliana nel grande salone di Palazzo dei Normanni, dove
quasi 1000 anni fa nacque il primo Parlamento Europeo.
A questo contribuisce la
mai attenuata presenza della Mafia dentro le stesse istituzioni. E a
Palermo si vive facendo, letteralmente, affari con la mafia.
Ci sono stati, sì,
momenti in cui la mafia sembrava alle corde (gli anni del
Maxi-processo, la vigile presenza dei magistrati del pool antimafia,
Falcone e Borsellino i primi) ma in quei momenti Cosa Nostra
applicava letteralmente un famoso detto siciliano, quando le cose
vanno male: 'calati juncu ca passa la china'
(abbassati in ginocchio che passa la livella. Si riferisce alla mola
del grano che gira in tondo su una macina mentre una livella gira
tagliando le spighe di grano). In pratica intima ai mafiosi che si
sentono in pericolo di tacere. Stare zitti. Finchè non termina il
brutto momento.
Politica e mafia spesso
sono a braccetto.
A Palermo si assiste ad un
risveglio dei giovani che sono consapevoli che la politica si fa
nella propria città, altrimenti si consegna alla mafia le chiavi
della città.
La mafia rimane nascosta,
ma è viva e vegeta. Cerca nuovi spazi e messaggi da dare per
rimarcare il proprio dominio.
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