Una vera delizia per il palato. E lo
sanno molto bene i palermitani, che di cose buone se ne intendono.
Una volta lo si trovava solo tra i venditori di strada. E la
cantilena 'cavuru cavuru! Chi cciàvuru!' (caldo
caldo! Che profumo!) era familiare a tutti, nei quartieri
popolari. E quello che abbanniava (urlava
le qualità del suo prodotto) si sentiva chiamato dai balconi con un
Shhhh! Shhhh!
Un tipico suono emanato dalle
casalinghe, per attirare l'attenzione dello sfinciaru,
per comprarne un pezzo. Quello venduto per strada era molto semplice.
Ma in casa, come si vedrà, è più articolato e pieno di
ingredienti.
Per
iniziare: mettere a cuocere dei pomodori (parliamo di uno sfincione
per 4-6 persone). Ne occorrono 1 kg, freschi, da pelare prima, o
un barattolo da 1 kg di pomodori pelati. Sminuzzare mezzo kg di
cipolle. E cuocere, a fiamma bassa, per almeno un'ora e mezza.
Cuocendo, occorre mescolare di tanto in tanto, mettendo un po' di
sale e assaggiandone il gusto. Adesso occorre preparare la pasta.
Mescolare 1 kg di farina con 1 bicchiere di acqua tiepida, 80 g. di
lievito di birra e 50 g. di farina di mais. Salare e mettere olio e
zucchero (pochino). Fare lievitare per 6 ore.
La
pasta, già lievitata, si stenda su una teglia oliata. Si cosparga di
quella salsa che profuma di cipolle. Altri ingredienti, a piacere,
sono melanzane fritte o cuori di carciofo, acciughe salate, pezzi di
caciocavallo, pangrattato e origano. Si cosparge tutto di olio eztra
vergine di oliva, sale e pepe nero. E si inforna per 45 minuti,
badando sempre, dall'odore e dalla vista, che non si bruci.
E buon
appetito. Con lo sfinciuni.
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