C'era una Francia carina,
poetica, sentimentale, romantica. Quest'immagine è nei ricordi di
molti di noi, quelli che erano invitati a studiare, come lingua
straniera, il francese, anni fa, prima dell'avvento dello strapotere
dell'inglese, grazie a Internet e al linguaggio criptato
dell'Informatica (una volta c'era il DOS e si gestiva
in inglese). Nell'immaginario di molti di noi ragazzi tutto ciò che
sapeva di francese, sapeva di gentilezza, di nobile, di educato.
Risuonavano nell'aria gli 'oui', pardon, monsieur, madam, tutti
accentati E l'italiano sembrava un brutto derivato del francese. E il
miglior cibo pareva francese. Pareva. Per fortuna i nostro italiano era enormemente superiore.Non parliamo, poi, dei migliori vini. Poi,
col tempo, vengo a sapere che la Francia era una rozza caverna che i
Romani portarono alla luce. Che gli insegnarono, loro, i
latini che venivano da Roma, a parlare correttamente. Il Francese
divenne una lingua grazie al Latino. Poi le vicende storiche
portarono la nascente Francia a grandiosità che compresero anche il
re
Sole, che si profumava tanto per non lavarsi. Dopo la
Rivoluzione
Francese, che tuttora rimane un fatto di rottura con un mondo che
decadeva, quello di una certa nobiltà e di un certo clero, a
beneficio di una nascente borghesia, inizia un cammino della Francia
verso un colonialismo duro e sprezzante verso i popoli dell'Africa ed
anche del nuovo mondo (come il Canada). Il risultato di quel
periodo fu che in Nord Africa, in tutta la zona sub-Sahariana, detta
Sahel, ma anche nella fascia Atlantica (Marocco, Algeria,
Tunisia), più altri paesi, come il Madagascar, si parla
francese. Ed è proprio dal Madagascar che proviene
Parani. E' un mio vicino di casa, qui a Roma. Anni fa
viveva e lavorava in Germania. Ma decise di venira in Italia,
perchè qui viveva e lavorava la sua ragazza, che poi divenne sua
moglie. Risultato: lascia una situazione più solida e scommette su
una meno solida, l'Italia. Infatti qui lavora saltuariamente e
progetta di tornarsene a lavorare in Germania. Lo sento parlare un
italiano perfetto, ma con un accento francese. Gli dico: ma perchè
non vai in Francia? Dopotutto sei uno di loro. Di loro? Si arrabbia.
Mai! Mai coi francesi. E mi racconta che stanno nel suo paese da
dominatori.
Da colonizzatori, per l'esattezza. Non me l'aspettavo. E mi spiega
che i francesi sono degli utilizzatori di risorse umane. Se ne
servono. Poi via. In Madagascar mettono al potere chi vogliono loro.
Ci vanno per sfruttare le loro risorse. Sono schiavi a casa loro.
Addirittura arriva al punto di dirmi che vuol dimenticare la lingua
francese. Anche se mantiene quell'accento con la erre moscia. E in
questi giorni la Francia si rende protagonista di azioni
cruente nei confronti dei clandestini: costoro scappano
dall'Italia, loro li rintracciano li incartocciano e li scaricano di
nuovo in Italia. Adesso capisco Paolo
Conte che cantava 'Bartali, e i francesi che si inc......no'
(e ci devono ancora le scuse per Ustica...)
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