lunedì 15 giugno 2015

Douce France?








C'era una Francia carina, poetica, sentimentale, romantica. Quest'immagine è nei ricordi di molti di noi, quelli che erano invitati a studiare, come lingua straniera, il francese, anni fa, prima dell'avvento dello strapotere dell'inglese, grazie a Internet e al linguaggio criptato dell'Informatica (una volta c'era il DOS e si gestiva in inglese). Nell'immaginario di molti di noi ragazzi tutto ciò che sapeva di francese, sapeva di gentilezza, di nobile, di educato. Risuonavano nell'aria gli 'oui', pardon, monsieur, madam, tutti accentati E l'italiano sembrava un brutto derivato del francese. E il miglior cibo pareva francese. Pareva. Per fortuna i nostro italiano era enormemente superiore.Non parliamo, poi, dei migliori vini. Poi, col tempo, vengo a sapere che la Francia era una rozza caverna che i Romani portarono alla luce. Che gli insegnarono, loro, i latini che venivano da Roma, a parlare correttamente. Il Francese divenne una lingua grazie al Latino. Poi le vicende storiche portarono la nascente Francia a grandiosità che compresero anche il re Sole, che si profumava tanto per non lavarsi. Dopo la Rivoluzione Francese, che tuttora rimane un fatto di rottura con un mondo che decadeva, quello di una certa nobiltà e di un certo clero, a beneficio di una nascente borghesia, inizia un cammino della Francia verso un colonialismo duro e sprezzante verso i popoli dell'Africa ed anche del nuovo mondo (come il Canada). Il risultato di quel periodo fu che in Nord Africa, in tutta la zona sub-Sahariana, detta Sahel, ma anche nella fascia Atlantica (Marocco, Algeria, Tunisia), più altri paesi, come il Madagascar, si parla francese. Ed è proprio dal Madagascar che proviene Parani. E' un mio vicino di casa, qui a Roma. Anni fa viveva e lavorava in Germania. Ma decise di venira in Italia, perchè qui viveva e lavorava la sua ragazza, che poi divenne sua moglie. Risultato: lascia una situazione più solida e scommette su una meno solida, l'Italia. Infatti qui lavora saltuariamente e progetta di tornarsene a lavorare in Germania. Lo sento parlare un italiano perfetto, ma con un accento francese. Gli dico: ma perchè non vai in Francia? Dopotutto sei uno di loro. Di loro? Si arrabbia. Mai! Mai coi francesi. E mi racconta che stanno nel suo paese da dominatori. Da colonizzatori, per l'esattezza. Non me l'aspettavo. E mi spiega che i francesi sono degli utilizzatori di risorse umane. Se ne servono. Poi via. In Madagascar mettono al potere chi vogliono loro. Ci vanno per sfruttare le loro risorse. Sono schiavi a casa loro. Addirittura arriva al punto di dirmi che vuol dimenticare la lingua francese. Anche se mantiene quell'accento con la erre moscia. E in questi giorni la Francia si rende protagonista di azioni cruente nei confronti dei clandestini: costoro scappano dall'Italia, loro li rintracciano li incartocciano e li scaricano di nuovo in Italia. Adesso capisco Paolo Conte che cantava 'Bartali, e i francesi che si inc......no'
(e ci devono ancora le scuse per Ustica...)







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