Carmelo era figlio di un noto
commerciante e produttore di calzature di Palermo. Era quello che, si
sarebbe detto oggi, un 'figlio di papà'. La famiglia era
benestante, ma lui era, nonostante questo, sensibile ai problemi
degli altri.. Gli operai di papà li aiutava, ne sentiva le
sofferenze. Come sentiva le sofferenze del suo tempo: l'Italia aveva
chiesto l'armistizio, con Badoglio. Era il 1944. Vediamo il Quadro
della situazione: il
Paese era spaccato in due. A Nord c'era la Repubblica
di Salò, con tutti i gerarchi fascisti che governavano
una porzione dell'Italia, soffiando sul fuoco di una presa d'orgoglio
di tutti quei reduci di un regime ormai sul viale del tramonto. Il
Sud era in subbuglio. Gli Alleati erano sbarcati in Sicilia e,
lentamente, ma con decisione, risalivano la penisola. Cercavano di
riorganizzare un Esercito Italiano ormai allo sbando. Fornivano loro
le divise, le armi, li aiutarono a denominarsi GRUPPI DI
COMBATTIMENTO. Ne nacquero 6: il Cremona, il Friuli, il
Folgore, il Legnano, il Piceno, il Mantova. E suonarono l'adunata
a richiamo per tutti quelli che ne volessero far parte. Li
chiamarono, dopo, i VOLONTARI
della GUERRA DI LIBERAZIONE. Autentici uomini votati al
sacrificio. Chi partiva sapeva che aveva serie probabilità di non
tornare più. Alla fine della guerra se ne contarono, di volontari,
circa 100 mila, mentre le perdite ammontarono ad alcune migliaia.
Carmelo litiga col padre, perchè vuole fare qualcosa per il suo
paese. Il padre era di fede fascista. Lascia il benessere della
famiglia e si arruola Volontario. Dove lo mandano? Dal primo, di
quelli costituiti, e persino in prima linea: il Cremona. il
glorioso Cremona. Agli inizi del 1945 questo gruppo viene
piazzato nella linea di confine tra l'Italia liberata e l'Italia
sotto il controllo nazi-fascista: la linea
GOTICA. E a Marzo avviene una cruenta e aspra battaglia,
ad Alfonsine, vicino Ravenna. Un autentico massacro. Carmelo si
batte con eroismo. Viene persino decorato con la croce di guerra.
La
linea Gotica viene sfondata dalle truppe Italiane che,
vittoriose, procedono sino a Venezia. Le cronache diranno che
tornarono indietro con mezzi di fortuna. Poco dopo, la guerra finirà.
Molti reduci di quella guerra fecero carriera, appropriandosi,
spesso, di meriti non veri. Carmelo torna a fare l'operaio nella
fabbrica di scarpe del padre. Tra quelli che ci avevano guadagnato
con la guerra non c'era certamente lui, criticato dal padre. E tra
alti e bassi, quel rapporto col padre procede, per anni, minato
seriamente da quello scontro tra i due durante gli anni di guerra.
Carmelo aveva visto gli uomini comportarsi di fronte alle scelte
serie della vita e ne aveva valutato lo spessore. Detestava
l'ipocrisia. Detestava chi si addossava dei meriti che non aveva.
Schivo di complimenti e di elogi, viveva lavorando sodo, educando
molto severamente i 4 figli natigli dalla famiglia che si era formato.
Era molto severo perchè era andato verso la vita dura, non l'aveva
evitata. Generosissimo, era solito fermarsi per strada e fare
l'elemosina verso chi vedeva soffrire. E la durezza del suo lavoro,
nella fabbrica di scarpe della famiglia, lo abbattè improvvisamente,
un giorno, dopo 3 giorni di sofferenza in ospedale. Morì a 47 anni,
ignorando uno stress psico-fisico che lo assediava da anni.
Dimenticavo: Carmelo era mio padre.
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