lunedì 8 giugno 2015

Ricordo personale di Padre Puglisi (3P)






Padre Puglisi era un sacerdote.Anzitutto il termine 'era' è appropriato: 
infatti, non è più.  Era un sacerdote che viveva a Palermo, una bella città del 
Mediterraneo, capoluogo della Sicilia, ma famosa, più che per le sue bellezze, 
per  un triste fenomeno sociale, più che criminale. Questo fenomeno si chiama 
MAFIA. A Palermo c'è, sì, la Chiesa Cattolica. C'è sempre stata, anzi. Ha 
avuto, persino, dei  poteri speciali (parlo della Legatio Apostolica, che 
secoli fa le permetteva di nominare persino dei Vescovi), ma non ha ostacolato, 
negli anni passati, così tanto, il potere mafioso. Al punto che i mafiosi 
credevano di essere e restare talmente impuniti che invocavano sempre il 
Signore, la Madonna e i Santi per coprire le loro malefatte, portandosi 
appresso materiale religioso, spudoratamente iconoclasta. Esistono dei 
Sacerdoti, per così dire, 'scomodi', ma Padre Puglisi lo era più di altri. 
Mentre negli anni '70 e '80 si occupava di gruppi giovanili, ai primi degli 
anni '90 viene mandato, dalle alte gerarchie della Curia di Palermo, a fare il 
Parroco di una Chiesa di Brancaccio. Per chi non lo sapesse, questo è un 
quartiere di Palermo molto malfamato.  Pochi si vantano, in quella città, di 
abitarvi.  E' un quartiere dove gli organi inquirenti (Polizia e Carabinieri) 
sanno che viene reperita la manovalanza dei crimini più efferati, specie la 
'sparizione di persone; negli anni '80, infatti, ne sparirono, lì vicino, 
tanti, ed il fenomeno veniva, pittorescamente definito LUPARA BIANCA. Nel 1992 
nasce mio figlio Davide, ed io e mia moglie, che conosciamo bene Padre Puglisi, 
decidiamo che a battezzarlo dovesse essere lui. Per telefono ci comunica il 
procedimento, i documenti che occorrono e ci rimanda ad un certo giorno. 
Recandomi alla Parrocchia  di Brancaccio per portare i documenti, passo per la 
strada principale del quartiere: sporca, con palazzine in vista tutte 
incomplete, con l'intonaco staccato. Auto parcheggiate sul marciapiedi; 
venditori ambulanti che gridano la loro mercanzia; dei ragazzini che girano lì, 
attorno, osservandomi, perchè non mi hanno mai visto.  Il sole è alto, forte, 
perchè a Palermo cè sempre Primavera, con punte di estate anche a Gennaio.  
Padre Puglisi non c'è, e ci ritorno il giorno dopo, che è il Sabato prima del 
battesimo. Suoniamo e ci apre lui., 3P, come viene affettuosamente chiamato 
dagli amici. Tre volte P, che sta per Padre Pino Puglisi. Un acronimo che lo 
accompaqgna da anni. Scherzando, io e mia moglie gli diciamo, entrando: ciao, 
Monsignore! e sappiamo che ci risponderà 'To patri!' (tuo padre, dal siciliano) 
perchè è un  modo dei  palermitani di reagire a qualcosa che non vogliono 
sentirsi dire. Sappiamo benissimo che è un anti-carrierista della Curia e quel 
'Monsignore' è una incoronazione alla porpora vescovile che lui vuole evitare. 
E fa parte della dialettica goliarda a cui ci ha abituati. Si siede 
prontamente, perchè sulla scrivania deve riempire delle carte burocratiche per 
il Battesimo. E' preoccupato per il mancato arrivo della persona che si 
occuperà dei ragazzi, affidati a lui, tratti dalla strada, che vogliono giocare 
a palla in giardino. La persona telefona e dice che non verrà. Allora il 
Parroco Padre Puglisi, sentendosi responsabile di quei ragazzi, che già urlano 
e cominciano a manifestare insofferenza, perchè nessuno li fa giocare, ci dice: 
-scusate. Esce in giardino e lo vediamo togliersi la tonaca, lui magro e 
mingherlino, svoltarsi i pantaloni, sino al ginocchio, e correre coi ragazzi, 
giocando a calcio con loro. Sembra un ragazzino ma ha più di 50 anni. Era il 
suo modo di amare il quartiere. 
Padre Puglisi verrà ucciso lì vicino, una sera di un anno e mezzo dopo, con un 
colpo di pistola a bruciapelo, sulla nuca.
Il killer ha confessato, anni dopo, che, girandosi, gli ha sorriso e gli ha 
detto: me lo aspettavo. A Brancaccio è nato un Centro Sociale a suo nome e gli 
è stata intitolata una strada.




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