giovedì 11 giugno 2015

Riflessioni (tra un pensiero e l'altro)




Urge inframezzare tutto con una riflessione su come si muove adesso 'politicamente' l'Italia. Pare che c'entri il termine, nobilissimo, 'politica'. Il problema è, a mio modesto parere, che in Italia non si è MAI fatta politica. La quale è la gestione autonoma della volontà, in relazione ai bisogni, di una popolazione. Ma il nostro Paese, è MAI STATO AUTONOMO? E' diventato veramente ADULTO dopo l'ultima guerra? Forse MAI. Se guardiamo le vicende del Paese, finita la guerra, vediamo una Nazione vergognarsi del guaio provocato con l'aver acceso le intemperanze di un folle, Hitler, assecondandolo, anzi rafforzandolo, con le nostre truppe e le pazzie ideologiche di stampo fascista. Finita la guerra, mentre il Paese Germania riconosce, in silenzio, tutto e, usando gli aiuti americani, ricostruisce la sua potente macchina industriale, il Paese Italia, prende una direzione letteralmente ossequiosa verso i vincitori della guerra e fa di tutto per non indisporli. Cresce, ma con rispetto. Se ne accorse il povero Enrico Mattei, non appena provò a uscire dalle direttive impartite dagli USA sull'approvvigionamento del petrolio. Gli americani lo eliminarono zitti zitti. Per andare a tempi più recenti, i segni di una eterna infanzia politica si hanno quando finisce la guerra fredda, con la fine dell'Unione Sovietica, nel 1989. E da allora l'Italia non ha più stabilità. Prima Mani Pulite, dove si scoperchia la botola della corruzione sino allora tenuta nascosta da discutibili 'ragion di Stato' (quelli che avevano il potere, i socialisti, lucravano su tutti gli affari, e, in Italia, sino ad allora, chi governava era, agli occhi di tutti, il garante delle spartizioni, su cui si reggeva tutto). Poi l'avvento del berlusconismo, che sarà ricordato come il dominio di luccichii, paillettes e barzellette, apparente sfarzo e benessere, ma dietro quest'immagine c'era un sistema economico che si stava sgretolando. La prova è il debito pubblico crescente, il più alto fra i paesi occidentali, un primato di cui faremmo volentieri a meno. E il debito pubblico è la manifestazione più evidente del vuoto di idee. Capita anche a noi, normali esseri umani: molte volte, quando abbiamo le idee poco chiare, usciamo e spendiamo. Facciamo shopping. Torniamo a casa con la borsa piena e ci illudiamo che, con nuovi beni di consumo, i cattivi pensieri vanno via, troviamo nuovi stimoli, seppur artificiali (quel nuovo vestito, quel dettaglio di arredamento, quell'accessorio costoso, ecc.) E il debito pubblico è l'effetto, molto concreto, dello shopping fatto da chi guidava le politiche del paese, su nostro mandato. Ma la maturità politica era, ed è ancora, di la da venire. Si sono aumentati artificialmente i costi di chi deve guidare lo Stato (nel 1970 le regioni; aumento di enti locali, di personale sparso ovunque, tantissime opere pubbliche sparse per il territorio e mai finite, contenziosi con l'Unione Europea, costi dell'apparato dirigenziale e burocratico dello Stato più alti che in qualsiasi altra Nazione, numero smisurato di parlamentari superpagati, ecc.: hanno reso l'Italia, di fatto, un Paese che vive enormemente al disopra dei propri mezzi)




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